A Delfi, davanti all'Auriga, una mattina d'autunno. La pace assoluta mi dona una rara facoltà intuitiva. Il mio essere è predisposto ad accogliere nella maniera più assoluta l'effusione erotica di cui è preda per conoscere – sebbene possa essere bruciato, fulminato da quel soffio di conoscenza. Tale soffio di libertà che fa schiudere il mio essere mi permette di vedere tutto ciò che, per tutta la vita, mi era rimasto celato, enigmatico. Devo guardare la statua come se rappresentasse la tragicità del mio essere, vale a dire, devo guardarla in faccia come farò con la morte quando dovrò affrontarla.
La statua: per mezzo della vista ne riconosco il corpo, la mano ferma, i piedi nobili e delicati. Ne sfioro di nuovo il volto, le labbra forti sotto gli occhi immobili, virili e bellissimi nella loro purezza. Ne riconosco la forma come prova della sua presenza nello spazio, come impronta di bellezza resa perfetta dall'assenza di mortalità. Ma non la conosco realmente. Perché conoscere veramente gli altri significa conoscerne il destino costituito dal risultato della loro lotta contro la morte. Questo si ha solo quando si realizza una unione organica e ontologica – simile alla esperienza profonda che gli uomini, esseri oscuri, fanno con la spasmodica unione carnale dei loro corpi – allorché l'amore giunge a compimento quale morte momentanea di un individuo in un altro.
KOSTAS E. TSIRÒPULOS è nato a Larissa nel 1930. Poeta e saggista. Appartiene alla cosiddetta generazione del dopoguerra. Scrive le prime liriche sotto l'influenza di I. Th. Vafòpulos, corifeo della Scuola di Salonicco, città in cui Tsiròpulos studiava giurisprudenza. Attualmente vive ad Atene. Tra le sue opere più rappresentative segnaliamo Quaderno di Allucinazioni (1979) e Appunti di prova generale (1996).