Uscito dal carcere, dopo ben ventisette anni, Nelson Mandela ha ancora di fronte a sé il nemico contro cui ha lottato tutta la vita: l'apartheid. La sfida più difficile è unire ciò che la storia ha diviso e fare del suo Paese una vera nazione. Nel 1994, alle prime elezioni a suffragio universale, Mandela trionfa. Il Sudafrica è fatto, restano da fare i sudafricani. "Madiba" si inventa la più audace e improbabile delle scommesse: usare il rugby, lo sport dei bianchi, per unire una volta per tutte i sudafricani. Gli Springboks, l'orgoglio della minoranza afrikaner, sono per la maggioranza nera solo una squadra per cui tifare contro. Mandela intuisce ciò che nessun altro è in grado di vedere: «Se non potete parlare alle loro menti, parlate ai loro cuori». Così il Sudafrica ottiene l'organizzazione della Coppa del mondo del 1995, e inizia il miracolo. Gli Springbocks collezionano vittorie, e il Paese intero si innamora. Il 24 giugno, nella finale gli All Blacks, fronteggiano la squadra neozelandese più forte del mondo. Mandela siede in tribuna mentre sessantaduemila tifosi, per la maggior parte bianchi, acclamano il suo nome. E al coro si uniscono davanti alla tivù i milioni di neri delle township. Contro ogni pronostico gli Springboks realizzano il punto decisivo e coronano il sogno del loro presidente: quarantadue milioni di sudafricani sono finalmente uniti dalla stessa passione. Un ritratto inedito di "Madiba", forse il più grande uomo politico della storia recente. Un racconto di sport, umanità e politica da cui è stato tratto il film "Invictus - L'invincibile", girato dalla sapiente mano di Clint Eastwood.