Per quasi cento anni, dopo il 1848, l'Italia ha avuto una sola costituzione, quella concessa da Carlo Alberto al Regno di Sardegna. Sotto quella carta costituzionale sono avvenuti grandi sconvolgimenti politici, dall'introduzione del suffragio universale all'avvento del regime autoritario. Lo Statuto non fu prodotto da un'assemblea costituente né da un atto rivoluzionario, ma dai gentiluomini piemontesi convocati dal re, che lo estesero poi ai nuovi territori entrati a far parte del regno; e non conteneva quindi quella consapevolezza dei diritti individuali che aveva fatto grandi le costituzioni d'America e di Francia. Nelle inevitabili prassi che lo Statuto ha determinato, nei linguaggi istituzionali che a partire da esso si sono costruiti, nelle mentalità e nei giudizi che ci ha tramandato, nelle interpretazioni delle norme costituzionali che ha consolidato, ritroviamo radicati vizi e patologie che hanno afflitto e ancor oggi affliggono il nostro sistema parlamentare. Tuttavia, senza quella carta costituzionale l'Italia non sarebbe potuta diventare una nazione unita né avere le fondamenta di un sistema libero.