Il 7 aprile del 1994 in Ruanda ha inizio uno dei massacri più atroci della storia: il genocidio perpetrato dagli hutu contro i tutsi e gli hutu moderati. L’ultimo genocidio del XX secolo. In 101 giorni vengono assassinate un milione di persone, c’è un omicidio ogni dieci secondi, le violenze sono inenarrabili.
Il 13 aprile 1994 un gruppo armato hutu entra in casa di Bibi, a Kigali. Quando, molte ore dopo, Bibi si sveglia, non ricorda cosa è successo: ha solo il desiderio di bere succo d’ananas e avverte un odore pungente nella stanza. Ha il braccio destro dilaniato, l’addome perforato dai proiettili, lesioni alla nuca e a un orecchio causate dai calci. Sparsi nella stanza i cadaveri della mamma, del fratellino, della zia e dei cuginetti.
Bibi è sopravvissuta. Oggi vive in Italia ed è una giovane studentessa di medicina all’università La Sapienza di Roma. Questa è la storia del suo viaggio infernale tra morte e desolazione, inaspettati gesti di coraggio e solidarietà, fino allo Zaire, insieme a un milione e duecentomila profughi come lei. La storia di chi convive con il senso di colpa per avercela fatta, sentendo ogni giorno il dolore dell’assenza.