Nei tre anni di coma cerebrale di Cristina, Marco la va a trovare tutte le settimane. Mezz’ora.
Guarda quello che rimane di sua madre e la sua mente è assalita da un unico istinto: scrivere.
Istinto di sopravvivenza, istinto di morte, racconti di vita, racconti omicidi, animali smembrati, scenari quotidiani, pensieri surreali si alternano in un caos delirante. Vorticano, fluttuano, nuotano in un fiume formato da sedici racconti. Il diciassettesimo costituisce una fine forzata di quel delirio autolesionista e salvifico.
Scritto a forza un anno dopo la morte di sua madre, vuole chiudere il cerchio.
Ma i racconti raccolti in questo libro non parlano solo di Lei. Parlano di tutt’altro, cercano di rivolgere lo sguardo altrove, a un altrove con più vita e meno senso, perché dentro quella stanza d’ospedale c’è più vita che fuori, nonostante non ci siano suoni, non ci sia calore, non ci sia respiro, ma solo una bolla che sale e scende da un tubo.
E allora vi ostinerete a leggere di cani, pipe, oceani, maiali, lavavetri… ma nonostante tutto la vostra mente tornerà lì, a quella bollicina.
Un libro schietto, viscerale. Un libro il cui contenuto esce dalle pagine fino a togliere il fiato.
L' autore, con una totale mancanza di autocommiserazione, ha saputo far coesistere rabbia ed incredibile delicatezza.
Entrerete in un mondo macabro e dolce, disperato, irriverente, zampillante di odori e di amore filiale.