Perché uno studio sulla Versagung nell’insegnamento di Lacan dovrebbe rivestire qualche interesse che non sia strettamente didattico? Forse perché può permettere di abbordare la sua teoria del desiderio per un’altra via, precedente a quella dell’«oggetto a», che Lacan considerava la sua invenzione fondamentale. Questa via, che qui ripropongo all’attenzione, è tracciata dai rapporti che intercorrono fra il bisogno, la domanda, il desiderio, dipanati attraverso il fil rouge del concetto di Versagung (dire di no, rifiutarsi), distinto da quello di frustrazione con cui lo si è voluto confondere.
La questione centrale che ho cercato di trattare può essere forse racchiusa in questa citazione di Lacan: «Non può organizzarsi alcunché di una vita mentale che corrisponda a ciò che l’esperienza ci dà nell’analisi, se non c’è, al di là della madre messa primordialmente in posizione di onnipotenza dal suo potere – non di frustrazione, poiché è insufficiente, ma di Versagung – un’esigenza in cui è destituita dal privilegio di dover rispondere sì o no alla domanda del bambino. È il carattere fondamentale del desiderio umano in quanto tale».
Non è per un gusto “retro” o per velleità esegetiche che ho percorso la via della Versagung, ma nella speranza che la dimensione del rifiuto inscritta nel sintomo possa essere ascoltata e accolta da coloro che sono tradizionalmente preposti all’incontro col bambino e l’adolescente: i pediatri, gli educatori e gli psicanalisti. In quest’ultimo caso: riaccolta.