Non avevo mai apprezzato i racconti brevi prima di leggere “Ora tocca al Wub” (P. K. Dick, Beyond Lies the Wub, 1952). Fino a quel momento avevo sempre pensato che fosse impossibile comunicare qualcosa in poche pagine, che affinché una storia fosse bella dovesse necessariamente essere lunga.
A tratti ironico e dal finale inatteso quel racconto, uno dei più brevi di Dick, mi fece cambiare idea e cominciai a ritenere possibile raccontare delle storie interessanti anche senza scrivere un romanzo di mille pagine.
Ero un ragazzino quando ho iniziato a scrivere questi racconti in cui ho immaginato dei futuri in cui i personaggi hanno nomi strani, non sono sempre umani, o si muovono in contesi differenti da quello che consideriamo normale. Raccontando le loro storie ho cercando di valorizzare l’aspetto ironico, sarcastico, o grottesco attingendo a generi differenti come la fantascienza hard o la fantascienza sociologica.
Spero di esserci riuscito e che gradiate i miei racconti.