Titolo:
All’ombra del baobab
Viaggio della memoria
nella Somalia
degli anni ‘50
By Pietro Grasso
L’autore ha trascorso parte dell’infanzia e dell’adolescenza nella Somalia degli anni Cinquanta, quando gli italiani erano in quel Paese per conto dell’AFIS, l’Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia. Il forte legame affettivo con quei luoghi della sua memoria l’ha spinto a rievocare quel caleidoscopico mondo nuovo, ricco di stimoli sensoriali e di esperienze cognitive ad ampio raggio che si schiudeva per lui all’età di otto anni; un mondo dove niente era scontato e niente era prevedibile, e che egli osservava con lo sguardo incantato e attento, innocente e curioso proprio di quell’età infantile. Le atmosfere di quei luoghi e le situazioni di quel vissuto sono diventate un racconto scritto in età ormai adulta. Il testo è arricchito da notazioni antropologico-culturali, ed è corredato da numerose fotografie autentiche dell’epoca. Pur non avendo alcun intento storiografico, questo racconto testimonia, indirettamente, di alcuni aspetti della vita delle comunità italiana e somala dei primi anni Cinquanta.
Alcuni passi tratti dal primo soggiorno a Mogadiscio:
“…Mi piace fin dall’inizio questa città dalla vocazione marinara, ricca di storia, con una planimetria semplice, facile da leggere, ma elegante nel suo tessuto architettonico composito, dove convivono lo stile arabo con quelli europei più moderni, e che accomuna insediamenti multietnici, con prevalenza di somali ed italiani.
È la capitale storica del Corno d’Africa, accattivante e seducente, ed imparerò a conoscerla a fondo un po’ alla volta nel corso di tre soggiorni… Mogadiscio è adagiata quasi interamente sulle sponde dell’Oceano Indiano, e la sua parte più interna s’innalza con lieve pendio verso la Fiera, il Cimitero e l’aeroporto, che dista pochi chilometri dal centro…in uscita dalla sua zona meridionale si diparte la strada asfaltata che conduce al Forte Bottego ed a Merca...”.
“…Il quartiere somalo è ricco di abitazioni e negozi di ogni genere, tra cui quelli degli orafi (molto ricercate e di squisita fattura le lavorazioni in filigrana), degli artigiani del cuoio (“midgan”), del ferro (“tumal”), del legno, dei tappeti, delle stuoie, delle stoffe, delle terrecotte, degli artisti scultori ed intarsiatori di ambra, avorio, corallo, giada, madreperla, con cui fabbricano monili femminili, collane, bracciali, ed anche figure di giraffe, leoni, antilopi, oltre a cassapanche di legno di canfora scolpite, intarsiate ed incastonate con madreperla; e via via fino ai fabbricanti di lumi a petrolio (“fanùs”), di scacciamosche di peli di scimmia, …” “…La pasticceria “Dagnino” è una sosta obbligata per i coni gelati e le krapfen alla crema pasticcera…Il ristorante-albergo “Croce del Sud” nella piazza della Cattedrale è un’attrazione quasi irrinunciabile per il pranzo o la cena (menu all’italiana con piatti regionali e cucina internazionale)…”.