L’etica dello sguardo: Introduzione al cinema di Krzysztof Kieslowski (Metropolis)
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L’etica dello sguardo: Introduzione al cinema di Krzysztof Kieslowski (Metropolis)

Il tragitto di Krzysztof Kieslowski (1941-1996) in venticinque anni dicinema è quello di una coscienza che non ha mai smesso di interrogare se stessa, di unosguardo che ha mostrato, senza spiegare, il mistero e la fragilità delluomotravolto dalle ellissi e dai ritorni di una casualità inaccessibile. I suoi film nasconodallinquietudine, dalla consapevolezza dellinsufficienza di un sapere che nonsia legato alla vita, dalla volontà di comprendere, dalla ricerca di un dialogo adistanza con lo spettatore, che sappia farsi interprete dei dubbi e delle incertezze delsuo animo. Lambiguità e lassenza di conclusione del suo cinema lascianosoltanto intravedere la realtà e sostituiscono limmagine alla parola, il silenzioal grido, il corpo allazione, restituendo allindividuo lo spazio puro delleemozioni, il tempo della propria coscienza. La continuità di temi e motivi, la circolarità degli sguardi sono il segno di una messain scena aperta, capace di costruire un universo sensibile in cui i personaggi coniuganola loro soggettività contrastata, in cui gli oggetti diventano gli strumenti dicorrispondenze enigmatiche e simboliche che rompono la meccanica narrativa, rivelando larelatività delle immagini, la molteplicità del reale. Wislawa Szymborska, poetessapolacca vicina al regista per la discrezione e lenergia dei tratti, per la costanteinterrogazione sulluomo, scrive: «La vita, per quanto lunga, sarà semprebreve/Troppo breve per aggiungere qualcosa». Eppure Kieslowski, nella breve intensitàdella propria carriera, ha aggiunto allinquietudine del suo sguardo una speranza,la speranza che comunicare sia possibile: ed è questa lunica certezzadel suo cinema.
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