La storia umana e artistica di Carlo Goldoni (1707-1793), il massimo commediografo italiano del Settecento e uno dei maggiori in assoluto, risulta estremamente varia e affascinante, certo lontana da ogni stereotipo che, col passare del tempo, possa essersi formato a proposito della sua figura, del suo teatro, del suo stesso tempo. Quello di Goldoni è l’itinerario di un intellettuale settecentesco che intende affermare la coerenza del “mestiere teatrale” nell’àmbito della società veneziana ed europea. Conseguita la laurea in legge, ben presto si dedica all’attività teatrale a Venezia, passando talvolta dai palcoscenici della città lagunare a quelli delle altre città italiane, al seguito delle compagnie di commedianti, oppure, come nel caso di Roma, su invito dei teatri del luogo; persegue con tenacia e passione una profonda riforma delle scene, condotta attraverso alterne fasi di consensi e accese polemiche, finché nel 1762 raggiunge Parigi, città in cui, malato e privo di mezzi, si spegne nel pieno della Rivoluzione. A tale intensa e tormentata avventura umana, segnata da trionfi e da insuccessi, dalla gloria e dalla delusione, Carmelo Alberti dedica un ampio studio, nell’intento di offrire al lettore non solo un profilo dell’artista, ma anche il ritratto di un uomo che insegue l’utopia di un teatro che sappia “leggere nel libro del mondo”. Attraverso un’indagine attenta di testi, opere, componimenti d’occasione, lettere e memorie, si ricostruisce la vicenda del grande commediografo veneziano, in una scrittura caratterizzata dal continuo muoversi tra biografia, riferimenti storici e movimenti scenici, tra vita, storia e teatro, insomma. Ne risultano pagine di grande rigore, ma anche di grande leggibilità, che fanno affiorare un Goldoni per nulla “lezioso” e ben impegnato a perseguire un progetto di teatro, in grado di rispecchiare la società contemporanea e di modificarla.