Dal titolo si direbbe un’opera di Leonardo Sciascia o di Andrea Camilleri, invece in quella “scomparsa misteriosa” non c’è nulla di giallo, bensì il racconto di un viaggio fatto da un artista alla ricerca della ragion d’essere della sua opera che rimane appunto misteriosa al punto di perdersi con il suo viaggiatore.
Ancora un felice incontro con Pagliara, questa volta con una storia di un falegname scomparso, tal Gianni; ma perché non chiamarlo Nicola, dal momento del palese riferimento autobiografico?
E poi il nome Nicola si addice di più a un artigiano che non a un borghese chiamato con il diminutivo di Giovanni, nome con ben più alte connotazioni.
Renato De Fusco