Jean Gabin è Jean Gabin, ça suffit. Uno degli attori più amati del cinema francese, rivisto attraverso le diverse fasi dei suoi ben quarantasei anni di carriera (dal 1930 al 1976).Tre sono le anime di Gabin. Nella prima fase della sua carriera cinematografica è l’eroe romantico e tormentato, votato a un destino ineluttabile, interprete dei drammi sociali del realismo poetico cari a maestri come Julien Duvivier (Il bandito della Casbah, 1937), Jean Renoir (Verso la vita, 1936; L’angelo del male, 1938), Marcel Carné (Il porto delle nebbie, 1938; Alba tragica, 1939). Il secondo Gabin è un incanutito tombeur de femmes con non poche pennellate di amarezza e ambiguità (La vergine scaltra, 1950, di Marcel Carné; La follia di Roberta Donge, 1952, di Henri Decoin; La ragazza del peccato, 1958, di Claude Autant-Lara) - ma anche, a seconda dei casi, incisivo gangster o piedipiatti (Grisbì, 1954, di Jacques Becker; La grande razzia, 1955, di Henri Decoin). Il terzo Gabin, infine, è il sornione patron, completamente imbiancato e un po’ appesantito dalla bonne cuisine du pays (la cucina francese, quella vera di una volta).