… Provavo molta ammirazione per il mio amico Generale. Anche se m’inquietava la capacità che aveva di convivere con la sua stessa vita lastricata di tombe: amici persi in combattimenti di cui nessuno immaginava neppure l’esistenza, nemici eliminati con crudeltà e discrezione, spesso torturati in nome della Ragion di Stato. Non che io fossi migliore di lui, anche la mia carriera aveva il suo ossario, ma un conto è agire per intima convinzione, dopo aver accettato di servire un “padrone” danaroso, altro è eseguire incondizionatamente gli ordini di un padrone come lo Stato, che spesso è un cattivo padrone…