Glaxo non esiste ma potrebbe. È un paese di provincia come tanti. Fabbrica. Stazione. Cinema. Macelleria. Bottega del barbiere. In un’Argentina che mostra già i segni del suo periodo più buio, il passare del tempo sembra scorrere senza lasciare tracce e persino l’arrivo inatteso di quattro mormoni e di una coppia
di coniugi dal passato oscuro potrebbero
non interferire nel suo lento fluire,
se non fosse che ci è scappato il morto.
Una storia ridotta in schegge, che si ricompone attraverso le voci narranti di quattro personaggi e che rivela come la violenza di stato si propaghi alle vite private. Con un abile intreccio giocato su quattro periodi temporali in ordine non cronologico, la narrazione si apre nel 1973 con la voce asciutta del barbiere Vardemann, da qualche anno tornato di galera. Segue il 1983, in cui Bicho Souza preannuncia le sorti dei protagonisti. Il 1966 dà voce all’impiegato delle ferrovie Miguelito Barrios, ossessionato dalla visione della morte, mentre il sottufficiale Folcada, marito dell’intrigante Miranda la Mora, ci riporta al 1959, anno dell’omicidio, restituendoci in extremis le pedine necessarie allo scioglimento dell’enigma.
Un noir letterario pregno di storia argentina, con eloquenti rimandi al film Il giorno della vendetta e, a esergo, una citazione di Operación Masacre di Rodolfo Walsh. Un piccolo gioiello stilistico a incastro, da leggere e rileggere e rileggere.