“Col senno di poi Carlo Inghilleri dovette ammettere con sé stesso che quando vide Marina per la prima volta, infagottata in un appariscente soprabito color turchese, con una sciarpa bianca di lana la cui falda destra era stata negligentemente gettata sopra la spalla sinistra, come d'uso in quegli ultimi anni '60, più che dall'aspetto curato della ragazza o dall'eleganza dell'abito e del bracciale d'oro che aveva al polso, fu colpito dalla Lancia Flaminia con autista che l'aveva scaricata davanti all'istituto di Paleontologia dell'Università di Milano”.
L’incipit dell’ultimo romanzo di Pesce fa presagire un lieto fine della storia che Marina e Carlo intrecceranno.
In realtà le cose andranno molto diversamente, anche a causa dell’irrompere sulla scena di un biglietto di lotteria del valore di un miliardo, di lire, ovviamente, in quanto tutta la vicenda si svolge prima dell’avvento dell’euro.
Il biglietto, smarrito, ritrovato, trafugato, ripreso, occultato, riacquisito, rubato, recuperato, è oggetto e causa di un susseguirsi continuo di colpi di scena che lasciano il lettore sempre sulle spine.
Non mancano, come potevano?, le salaci situazioni di erotismo, a volte esplicito, alle quali Pesce ci ha ormai abituato con il suo umorismo, non sempre in punta di penna.
Possiamo solo aggiungere che la fine, contrariamente a come sembrava che si stessero aggiustando le cose, non consente di scrivere che vissero tutti felici e contenti. Ma per scoprire di più è meglio leggersi il libro fino in fondo.