L’autore parla continuamente di un segreto che non svela mai, per raccontare degnamente una storia molto delicata. Andava fiero della sua discrezione, ma la esagerava al punto da risultare una sorta di difetto all’interno di un’opera peraltro molto interessante. Errore divertente che vale la pena considerare una volta in più: questo Stendhal che i manuali descrivono come un cinico impudente, qui pecca di eccesso di pudore. È vero che nel 1827 si tendeva a pubblicare meno apertamente di oggi ciò che riguardava certi dettagli psicologici. Esattamente un secolo dopo la pubblicazione di Armance, il suo tema originario, con un titolo che si rifaceva molto a Térence e a La Fontaine diventò i giorni felici di una scena parigina: il dramma era stato trasformato in commedia buffa e il dialogo di una tale trasparenza che nessuno spettatore poteva ignorare l’imbarazzo di un marito, al fianco della sua sposa, destinato all’astensione più assoluta.