La bottega dell’antiquario (The Old curiosity shop) venne pubblicato per la prima volta nel 1840 su Master Humphrey’s Clock un settimanale fondato dallo stesso Charles Dickens. Il libro vero e proprio fu editato nel 1842 riscuotendo un notevole successo di pubblico ed è tuttora letto dai ragazzi di tutto il mondo. I lettori presero l’abitudine di scrivere all’autore dandogli consigli su come continuare la storia.
Nel volume Dickens mette in scena una corte di burattini per svelare, in realtà, le verità dell’animo umano, quelle più nascoste. La bottega dell’antiquario è, infatti, un romanzo grottesco e simbolico che narra le vicende di un antiquario (lasciato senza nome) e della sua nipotina Nell. Un nano perfido li costringe ad abbandonare la bottega e a vagabondare per la città, Londra ovviamente! Nel loro girovagare incontreranno tanti strani personaggi: un burattinaio, un ammaestratore di cani e così via. Nel volume fanno la loro comparsa diversi personaggi anonimi. In primo luogo il nonno di Nell che aveva un nome nell’edizione originale ma poi fu omesso perché utile alla sola pubblicazione. Tra gli altri anonimi si trovano la Marchesa, il Professore ed il Maestro che, tuttavia, viene appellato con il suo nome un paio di volte. Anche molti luoghi in cui i due protagonisti sono costretti a peregrinare non hanno volutamente il nome anche se, a volte, sono descritti nei dettagli.
Il libro avvincente è l’esempio lampante di come un’opera possa essere la combinazione sia del genio creativo dello scrittore che delle aspettative dei suoi lettori. Sarà che le botteghe degli antiquari ancora ammaliano le persone di tutto il mondo con i loro ninnoli e le chincaglierie in essi raccolti. Agli oggetti si affiancano personaggi dagli umori non sempre ben definiti ma che sono, comunque, in grado di sedurre il lettore e portarlo con se nel loro mondo.