Gino Souvarine Gualandi, cresciuto nella Livorno rivoluzionaria di inizio Novecento, la lascia, giovanissimo, per giungere a Milano. Conosce gli scioperi operai nei primi anni del secolo, incontra la violenza e l’inquietudine di un primo amore inconfessato.
Saranno le parole di Margherita a condurlo sul Carso, nella disperazione delle trincee e nell’entusiasmo delle imprese degli Arditi e del nascente fascismo. Un fascismo vissuto e descritto con le parole prima della dedizione, poi del dubbio, che sopraggiunge sbrecciando dolorosamente certezze e convinzioni.
L’incontro con Loredana lo porterà a lasciare il pugnale e a dargli la speranza di una vita diversa. Sarà la guerra del 1940, infine, a porre Souvarine a confronto con l’esito dei suoi sogni giovanili.
Nella vita di Souvarine, dei suoi figli, Vittorio e Bruno, e poi dei suoi nipoti si dipana la storia di una famiglia e la storia di tanti italiani.
“Rivoluzione” è la parola che accomuna i cuori di tre generazioni, ognuna pronta a dare o a togliere ad altri la vita per un sogno, un ideale.