Nel ventennale dalla scomparsa del più talentuoso tra i piloti di F1, arriva in libreria il tributo di Leo Turrini, giornalista e amico personale di Ayrton Senna.
«Non sono una macchina,
non sono imbattibile;
semplicemente l'automobilismo fa parte di me, del mio corpo.
Quattro ruote,
un sedile, un volante.
E questa è la mia vita da sempre»
Ayrton Senna non era solo il Campionissimo della Formula Uno.
Dentro gli autodromi ha lasciato un vuoto incolmabile, perché il suo talento non era replicabile.
Ma la dimensione del personaggio valicava i confini dell'automobilismo: le cronache del suo funerale, al quale parteciparono oltre cinque milioni di brasiliani, furono il sigillo di un vita dedicata sì alla passione per le corse, ma anche all'impegno in favore delle masse più umili del suo popolo.
Di Ayrton, tre volte iridato nel 1988, nel 1990 e nel 1991, Leo Turrini ha raccontato la carriera in presa diretta, tra grandi trionfi e cocenti sconfitte, tra gesti di maestosa nobiltà agonistica e rovinose cadute di stile.
Sempre in bilico sul crinale dell'emozione, Senna era come un supereroe dei fumetti sulle piste e un uomo dalla fragile sensibilità nelle esperienze quotidiane. La gente, non soltanto nel suo amatissimo Brasile, aveva imparato a comprenderne la doppia identità: per questo, l'1 maggio 1994, il lutto per la tragedia di Imola fu collettivo, enorme, non consolabile.
Questo libro, che comincia dalla fine, con l'ultimo viaggio sull'aereo che ospita in business class la salma del Campionissimo, non è e non vuole essere una biografia. E' un tributo figlio della gratitudine. Perché chi ha conosciuto almeno un po' Ayrton Senna ha un debito con il destino.
Leo Turrini racconta le avventure della F1 per i quotidiani del gruppo Poligrafici («Resto del Carlino», «Nazione» e «Giorno») dai primi anni Ottanta. Ha seguito dal vivo quasi 400 Gran Premi di Formula Uno. Opinionista di Sky, considera l'incontro con Ayrton Senna una delle sue più grandi fortune umani e professionali.