Nella libreria del British Museum, di fronte alla Bibbia di Gutenberg, c’è un casottino di vetro che custodisce un rotolo buddhista, il Diamond Sutra, stampato nell’866 dopo Cristo. Sei secoli prima di Gutenberg. È stato trovato – i cinesi dicono rubato – all’inizio del secolo in un’oasi sperduta della Cina occidentale, ai confini con il Taklamakan, uno spaventoso deserto il cui nome significa: «Se entri, non esci».
Dunhuang era la tappa iniziale della Via della Seta per chi veniva dalla Cina e quella finale per chi partiva dal Mediterraneo e faceva parte di una straordinaria cultura fiorita per mille anni e poi scomparsa sotto la sabbia. Per arrivarci e raccontare la storia di questa cultura e di come venne saccheggiata dagli archeologi predoni, Stefano Malatesta ha seguito le antiche strade carovaniere, sulle tracce di geografi, avventurieri, esploratori, briganti, pellegrini, attraversando l’Hindukush, il Karakorum, il Pamir. È stato a Kashgar, il più grande, leggendario mercato dell’Asia Centrale e nelle valli paradisiache dell’Himalaya dov’è nato il mito di Shangri-là. Ha incontrato i cafiri dagli occhi azzurri e i nomadi kirghisi che cacciano con le aquile. Le descrizioni e le osservazioni del nostro scrittore-viaggiatore, integrate con resoconti di spedizioni, memorie, testi tra l’avventura e il saggio, tra la storia e l’antropologia, fanno di questo libro un moderno Milione.