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ANGELA MERKEL, la sfinge: Fenomenologia eretica di una cancelliera

Angela Merkel è un mistero: i cittadini europei sanno che è la “sacerdotessa” dell’austerity e la vedono come una potenza capace di determinare i destini di milioni di persone, ma non conoscono quasi nulla del suo passato e ignorano quali siano le sue convinzioni più profonde. Anche perché la “cancelliera di ferro” non rivela niente di sé che non sia strettamente necessario: né del suo passato nella Ddr, dove aveva iniziato come scienziata tenendosi lontanissima dalla politica, né di suo padre, il “pastore rosso” Horst Kasner così intimamente coinvolto con il regime di Honecker, né dei retroscena della sua improvvisa e rapidissima ascesa ai vertici del potere tedesco. Forse proprio per questo la sua vicenda umana e politica è appassionante quasi quanto un thriller: Angela Merkel, la sfinge ricostruisce la storia, le passioni e la “visione politica” della cancelliera, fatta di improvvise giravolte, sconcertanti fughe in avanti nel campo degli avversari, molta tattica, una grande capacità di mettersi in sintonia con l’elettore medio tedesco e una incrollabile dedizione al mantenimento del potere. Dalle tantissime “teste cadute” nella sua corsa ai vertici al rapporto con i suoi più stretti collaboratori, dal controverso legame con la religione alla sua passione per Wagner, dai segreti che stanno dietro la scelta del cosiddetto “rigore” europeo ai suoi tic privati, questo libro è un viaggio nel cuore del grande mistero che a tutt’oggi governa l’Europa.

Roberto Brunelli, nato in Germania, è stato per diciassette anni al quotidiano «l’Unità», dove ha diretto le redazioni esteri, interni e cultura. Tra le altre cose, ha realizzato lo speciale sui vent’anni del Muro di Berlino, è stato sei volte inviato al festival di Sanremo, ha coordinato le pagine sulla morte di papa Wojtyla, ma ha anche scritto di Tolstoj, di politica, di musica e di televisione.

QUARTA
Un giorno, riferisce chi l’ha conosciuta nell’epoca precedente alla caduta del Muro, durante una gita fuori porta, mentre i bagnanti si gettano nudi nel lago, la allora trentenne Angela sbotta: «La cosa che più mi disturba della Ddr è che non si riesca ad avere uno yogurt decente», e questo mentre il regime dotato del più alto numero di spie pro capite sta già vacillando sotto il peso delle proteste.
Immagine numero due: è il ritratto, regalatole da un giornalista, di Caterina la Grande, la zarina, l’imperatrice russa ma di origine tedesca considerata una riformatrice ma comunque detentrice di un potere assoluto, che la signora Merkel ha ritenuto di porre sulla scrivania nel suo ufficio in cancelleria. Come scrive il suo biografo più accreditato, «i politici conoscono il valore dei simboli». Altroché, verrebbe da dire.
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