«In russo gari significa “brucia!”… Un comando al quale non mi sono mai sottratto, nella mia opera come nella vita. Voglio dunque fare qui la parte del fuoco perché, come si suol dire, in queste pagine il mio “io” vada in fiamme, bruci».
Con questo intento si apre il racconto della vita di Romain Gary, ebreo lituano naturalizzato francese a vent’anni, eroe di guerra, diplomatico, scrittore e, infine, suicida con un colpo di pistola alla testa, sparato non prima di aver indossato una vestaglia rossa, acquistata qualche ora prima in place Vendôme per non far notare troppo il sangue.
Apparso per la prima volta nel 1974 sotto forma di intervista fittizia, della quale Gary scrisse sia le domande sia le risposte, utilizzando come prestanome per le prime l’amico d’infanzia e giornalista svizzero François Bondy, La notte sarà calma è, in effetti, un magnifico libro attorno all’impossibilità stessa dell’identità.
«Io è un altro», l’affermazione di Rimbaud, sembra davvero il fil rouge dell’esistenza di Romain Gary, il motto che lo guida nella scelta degli pseudonimi – Fosco Sinibaldi, Shatan Bogat e soprattutto Emile Ajar, lo pseudonimo col quale scrisse La vita davanti a sé e beffò i giudici del Premio Goncourt vincendolo per la seconda volta – e nelle molteplici vite vissute o, meglio, nelle diverse maschere indossate: aviatore, diplomatico, uomo di mondo, cineasta, seduttore, scrittore.
È certamente vero che, dietro questo incessante moltiplicarsi di identità, Gary celasse «un’angoscia esistenziale» (Tzvetan Todorov). Come anche è vero che egli detestasse la realtà, non trovandola «all’altezza di ciò che la sua immaginazione gli dettava» (Stenio Solinas).
Tuttavia la deliberata volontà di «bruciare» di volta in volta il proprio «io», offrendo volti diversi di sé, nasce in Gary soprattutto da quello che lui stesso definiva la sua «parte Rimbaud»: il suo desiderio di assoluto, la sua ricerca di eternità in questo mondo, nella forza dell’amore e del sesso, nella lotta per la giustizia, anche quando le condizioni concrete gli apparivano avverse e disperate.
Perciò il lettore può scorgere in queste pagine non solo il racconto di una vita avventurosa e nel segno dell’eccesso, ma anche i temi senza tempo della grande letteratura: la morte e il dolore, la dignità e la sopraffazione, il sesso e l’amore.
L’autobiografia di Romain Gary. La vita di un seduttore, scrittore, aviatore, diplomatico, ebreo, patriota, cineasta. La vita di un uomo smisurato e geniale.
«Gary diceva di se stesso che le due cose che lo avevano salvato erano la letteratura e il sesso».
Myriam Anissimov
«Ho conosciuto tante donne nella mia vita che, posso dire, sono stato sempre solo. Troppe, infatti, significa nessuna».
Romain Gary
«Romain Gary o dell’amore impossibile».
L’Express