A cinquant'anni dalla morte,
una ricostruzione bella come un romanzo
e preziosa come un documentario.
Gli autori sono il regista del docufilm
nelle sale a maggio 2015, con la partecipazione di Vittorio Sgarbi e Alessandro Haber,
e il fondatore della Casa Museo Antonio Ligabue.
Nel libro le testimonianze di chi lo ha conosciuto.
La storia di un uomo che tutti nella piccola Gualtieri chiamavano al matt, che ha sempre vissuto ai margini, da disadattato, scambiando i suoi quadri per un piatto di minestra – quadri che finirono spesso nelle stalle o a sbarrare vecchie finestre, fino a quando il suo talento non fu scoperto proprio da uno psichiatra durante il ricovero in manicomio. La sua arte, ma soprattutto le passioni, le vicissitudini, gli aneddoti, gli amori di un uomo divenuto un mito nella “bassa” del Novecento. Dall’infanzia a San Gallo nella Svizzera tedesca alla vita selvaggia nella golena del Po, fino al successo e all’eredità umana e artistica lasciata ai posteri.
«In occasione della sua mostra a Roma trova il tempo di visitare la Cappella Sistina e, dopo un’attenta osservazione, quando gli viene chiesto un commento sul Giudizio Universale, accarezzandosi i baffi sentenzia: “Non è pittore chi non mette nei quadri le bestie”».
Ezio Aldoni gestisce uno studio di comunicazione visiva e produzioni cinematografico-televisive. Ha pubblicato il saggo Amici nemici sul cinema di Peppone e don Camillo, oltre a vari trailer, documentari e filmati biografici.
Giuseppe Caleffi, laureato in Scienze politiche, nel 2014 ha aperto la Casa Museo Antonio Ligabue, dopo anni di raccolta meticolosa di testimonianze orali, documenti e oggetti che gli sono appartenuti.