Si può amare uno scrittore alla follia fino a non distinguerne più i tratti?
David Foster Wallace è la luce scura di un’intera generazione di lettori internazionali e italiani: uno spettro che torna spesso a visitarci. Un mito inimitabile e dalla tragica sorte, un grande innovatore dalla corsa interrotta. I suoi racconti, romanzi e reportage hanno ispirato battaglioni di scrittori incasinati, giornalisti creativi, critici in estasi, mode e tic che si sono diffuse viralmente su tutti i media: il suo romanzo-kolossal Infinite Jest è la Bibbia dei nostri anni Zero.
Questo libro vuole essere introduzione e commiato, presentazione e possibile via d’uscita, per amare e allo stesso tempo distanziare l’autore dal troppo amore: un ritratto dell’autore come fantasma da affrancare. Per questo, prende il punto di vista del lettore – e del lettore italiano – come paradigmatico, compiendo un arco che va dalla vita (e altri dolori) di Wallace alle sue opere più rilevanti, passando per le tensioni e i piaceri cinestetici di leggere la sua prosa, gli influssi filosofici, da quelli noti ai meno battuti dalla critica, le relazioni e coincidenze con altri autori di un’esplosiva nuova generazione americana.
Tematiche come le dipendenze da droghe e da video, i fallimenti nelle relazioni amorose, l’ironia postmoderna, ma anche il mondo del tennis, il trauma post-11 settembre, le logiche bizzarre del linguaggio, e soprattutto la ricerca di una nuova empatia umana... vengono ripresentate in questo vademecum utile sia per il lettore novello che per il lettore fanatico.