"Mario Mori, generale dei Carabinieri. All'opinione pubblica il mio nome probabilmente dirà qualcosa. Evocherà dei ricordi, vicende per certi aspetti anche spiacevoli di cui si è molto scritto sui giornali e parlato nelle aule giudiziarie. La mia, però, è una storia lunga. Da raccontare. È quella di un militare e dei suoi uomini che hanno combattuto per quarant'anni terrorismo e mafia. Nei reparti d'eccellenza dell'Arma. E ai vertici dell'intelligence, quei Servizi segreti in Italia sempre così chiacchierati." Scritta con Giovanni Fasanella, questa è la straordinaria storia "professionale" di un uomo che è stato al centro di tutti i grandi eventi italiani. Ufficiale del controspionaggio al sid, il Servizio segreto militare nei primi anni Settanta, nei nuclei speciali comandati dal generale Dalla Chiesa dopo il delitto Moro, comandante della sezione Anticrimine a Roma durante gli anni di piombo, Mori è stato uno dei protagonisti della lotta al terrorismo. A metà degli anni Ottanta è a Palermo, con Falcone e Borsellino, a combattere la mafia; nel 1998 diventa comandante del ros, il reparto speciale dei Carabinieri, che aveva contribuito a creare. Uscito dall'Arma, dirigerà infine il sisde, il Servizio segreto italiano, che ritrova un ruolo decisivo per la sicurezza nazionale dopo i fatti dell'11 settembre. Nel corso della sua lunga carriera ha combattuto il terrorismo, arrestato Riina, messo a punto nuove tecniche d'investigazione, gestito infiltrati, ascoltato pentiti, collaborato con i Servizi segreti di altri paesi per contrastare il terrorismo internazionale. Ha attraversato le più drammatiche e oscure stagioni della nostra storia recente, ma non ne è uscito indenne. Come in un film, il suo operato e i suoi metodi sono stati messi sotto inchiesta proprio dalle istituzioni che era stato chiamato a proteggere. Chi è allora Mario Mori? Il capo dei "Servizi deviati" che, secondo alcuni, è sceso a patti con la mafia, o l'uomo d'intelligence che, secondo altri, ha reso grandi servizi al paese? A queste domande Mori risponde raccontandoci la sua verità, i suoi successi e i suoi disinganni. "Se sono amareggiato? No. Conosco la storia del mio paese con tutte le sue anomalie, so che da noi il rischio fa parte del mestiere. Le sembrerà una frase fatta. Però è così: servire lealmente lo Stato colpendo interessi consolidati, come abbiamo fatto io e i miei commilitoni, comporta dei rischi. Si possono pagare dei prezzi, anche molto alti. Ci si deve guardare dal nemico. E quello che noi abbiamo affrontato, mi creda, era particolarmente forte e agguerrito. Ma a volte, a presentarti il conto per il lavoro che hai fatto e i risultati che hai ottenuto sul campo può essere lo stesso Stato al quale hai dedicato una vita. Paradossale? Sì, lo è."