Artur Domosławski, eletto reporter dell’anno 2010 in Polonia, ricostruisce la figura di Kapuściński, di cui è stato allievo e amico intimo, esaltando l’indubbio valore della sua opera e illuminando contemporaneamente alcune pagine oscure della sua avventurosa esistenza. Grazie a centinaia di interviste e a un accurato lavoro documentario, Domosławski ha scoperto dei risvolti insospettabili sul noto reporter: la movimentata vita sentimentale, i complessi rapporti che intrattenne con i servizi segreti polacchi e la sua adesione al comunismo fino al 1981 o ancora i limiti del suo metodo investigativo e la commistione tra verità storica e finzione presente nei suoi libri. La ricostruzione di Domosławski mantiene immutato il fascino e lo spessore di Kapuściński, ponendo però una serie di domande essenziali: fino a che punto un giornalista può modificare lo svolgimento dei fatti per scrivere un reportage? Kapuściński è stato, dunque, un grande reporter o un grande romanziere? Quali compromessi ha dovuto accettare per poter scrivere?