Si può dal Diario di caccia che abbraccia meno di un ventennio della sua vita ricostruire la vicenda personale e familiare di un uomo? È quello che si è provato a fare in questo libro, anche perché il protagonista non è stato un uomo qualunque, ma un avvocato di grido, un politico impegnato e stimato, un uomo pubblico insomma, che ha sempre avuto nella famiglia il suo punto di riferimento. Fra le sue passioni la caccia e non poteva essere diversamente, quasi un’eredità familiare trasmessa dagli avi, dal nonno Filippo al padre Pasquale, al fratello Carlo, alla sorella Grazietta, una passione che coinvolgerà anche la moglie carissima Emmetta, al secolo Emma Jacometti, nona di dieci sorelle, a sua volta cacciatrice e figlia di un seguace di Diana. Che dire poi dei compagni di caccia e amici, a partire dalla contessa Maria Campello, di Don Giovanni, Liborio Romagnoli, Beppe Sabatini, Guglielmo Cesari e tanti altri ancora, protagonisti involontari di queste pagine?
Il Diario, iniziato nel 1932, si ferma al 1950 quando forse i molteplici impegni professionali, politici e familiari non gli concedono più il tempo per scrivere e praticare, come avrebbe voluto, la caccia.Tuttavia la passione restò intatta fino alla fine dei suoi giorni ed il suo testamento spirituale fu una lectio magistralis, raccolta dalla nuora Bernadetta, sull’arte di cacciare la beccaccia, il selvatico che lo affascinò per tutta la vita.