Tutta colpa di mia madre che, quando avevo dieci anni, si presentò con un quadro di tricot che recitava: "Sarai regina e vincerai: tutte le cose che vorrai diventeranno realtà". Neanche la Disney aveva mai osato tanto. Il problema è che io ci ho creduto. Così la prima volta che in un pub ho visto Luigi, bellissimo, affascinante, ho avuto un solo pensiero: deve essere mio. Peggio di qualunque telenovela brasiliana. Da quella sera è passata tanta vita, più di quanta ne avessi mai immaginata, ho avuto più amore di quanto una sola persona possa sognare, sono diventata la regina indiscussa (di casa). E soprattutto ho vinto la guerra. Sono una sopravvissuta. Mia mamma aveva ragione, e ora chi la sente?
Se i grandi amori si giudicano dalle difficoltà superate, quello di Irene e Luigi merita una menzione d'onore. Tra loro, dopo il matrimonio e la nascita di Donatella, tutto procede come in una favola. Fino al giorno in cui Luigi, sportivo, atletico, sanissimo, si sottopone a una visita. Quel giorno è uno spartiacque. La diagnosi è insufficienza renale cronica. I suoi reni non funzionano più e la prospettiva è la dialisi a vita. O un trapianto. All'improvviso niente più va per il verso giusto. All'improvviso Irene scopre che le banalità che si dicono sul valore delle piccole cose o sulla fragilità della felicità, sono tutte drammaticamente vere. Ma è vera anche l'altra banalità, che l'amore ti dà risorse che non credevi di avere. Infatti la decisione viene da sé: donerà a Luigi un suo rene. Anche se la parte più difficile è convincerlo ad accettarlo. Armata di positività, senso dell'umorismo e molto coraggio, Irene affronta con Luigi la sua battaglia più difficile. E salverà il suo regno di affetti, come una vera regina guerriera.