Ippolito Nievo (Padova 1831-Mar Tirreno 1861) è principalmente, per la critica e per i lettori, l’autore delle Confessioni d’un Italiano; nell’immaginario nazionale è stato anche un giovane in camicia rossa, che mentre torna a casa dalla Sicilia, dove ha fatto l’Italia con Garibaldi, trova la morte naufragando in un mare in tempesta. Non per nulla la sua fortuna mosse, nel Novecento, dalla celebrazione del Poeta-Soldato: oggi, in una stagione di progressivi appannamenti della memoria, si corre il rischio di voler intendere l’opera nieviana prescindendo dal contesto che la motivò e le diede sostanza. Questo libro si propone di restituirla pienamente al Risorgimento. Varia e fluviale, quell’opera fu pressoché per intero progettata e realizzata nel decennio cruciale della «preparazione» preunitaria: quasi i soli anni virili che il destino concesse allo scrittore, tra la disillusione del Quarantotto e la Spedizione dei Mille. È in ogni punto animata dal desiderio di contribuire al bene comune, alla crescita morale degli italiani, con le armi della ragione e dell’ironia, e indossando Nievo, ancor prima della divisa garibaldina, l’abito della letteratura con l’ardore di una milizia. In queste pagine la sua officina febbrile – la poesia e il teatro, le novelle e i romanzi, gli articoli di giornale e l’epistolario – è oggetto di un’indagine integrale, attenta ad ogni rapporto tra l’autore e il suo tempo, volta a cogliere nell’opera, con l’alito unificante di una fede, i modi originali di un’invenzione in cui prese forma un sogno generoso d’Italia futura. Uno spazio speciale è dedicato alle Confessioni: un unicum nella letteratura italiana e forse europea, un romanzo straordinario, un’affabile finzione autobiografica in cui la storia e l’appello civile, la vita dei sentimenti e le emozioni della politica confluiscono genialmente ed entrano in fruttuosa tensione.