“[A Buchenwald] sentivi di essere vicino a uomini di alto livello, non con riferimento al ruolo che avevano avuto, ma per come si comportavano: erano persone come te, il ruolo di prima era cancellato e sentivi una vicinanza che ti dava una forte carica. Lo vedo adesso.
Allora non lo percepivo. Sentivo che eravamo legati allo stesso destino, che avevamo lo stesso nemico e cercavamo di fare il possibile per aiutarci”.
Queste riflessioni di Gilberto Salmoni scorrono sotterranee lungo tutto il racconto della sua esperienza di internamento a Fossoli e Buchenwald, rievocata con la freschezza e l’immediatezza dello sguardo del ragazzo di allora e filtrate dall’esperienza di oggi.
Nel testo prendono vita episodi di un passato lontano, affiorano volti di persone care e di sconosciuti, risuonano frammenti di dialogo evocati dalla parola fluida e precisa dell’autore, in un testo dove tutto, anche l’appendice documentaria, vuole testimoniare la grande tensione verso ideali di giustizia, libertà e uguaglianza che avrebbero dovuto animare la nuova società uscita dalla guerra.