Poco prima della sua morte improvvisa Sergej Dovlatov stava preparando per la stampa la prima edizione integrale dei Taccuini. Essi rappresentano annotazioni svariate, riguardanti sia la vita sovietica, fino al 1978, che il periodo dell’emigrazione, ovvero la vita americana e il mondo russo in esilio (New York 1979-1990). Queste pagine, sono un originale e complesso esperimento alchemico: sotto forma di appunti di carattere eterogeneo, si succedono nel libro micro-testi autonomi, più o meno brevi, che potrebbero etichettarsi, a seconda dei casi, come miniature narrative, aforismi, giochi di parole, aneddoti autobiografici. Fantasia e cronaca, storia e assurdo, raffinatezza e squallore si fondono nei Taccuini, così come nelle altre opere di Dovlatov.