Angela è una ragazza come tante. Ha vent’anni, lunghi capelli neri, una famiglia che l’adora, una vita serena e un futuro che l’aspetta. Tutte cose che siamo abituati a dare per scontate, ma che fino a pochi anni fa per lei erano solo un sogno, un ricordo che il tempo aveva nascosto nelle pieghe di un assurdo errore giudiziario. Tutto comincia il 24 novembre 1995, quando un’assistente sociale e due carabinieri si presentano alla scuola elementare di Masate, un piccolo centro del milanese. Angela viene prelevata senza capire che sta succedendo. Ha solo sei anni e non può sapere che questo sarà l’inizio della sua terribile storia. Da quel giorno, la sua vita sarà un calvario di orfanotrofi e interrogatori, esami e test psicologici continui per strapparle di bocca un’orribile verità: il Tribunale dei minori è convinto che suo padre Salvatore abbia abusato di lei. Sua cugina Antonella, anche lei minorenne, avrebbe già confessato tutto. Ma per la piccola Angela quell’orribile verità non è altro che una spudorata menzogna, il frutto di una mente turbata: suo padre le vuole bene, lei lo sa. È ancora una bambina, ma ha già capito di essere finita in un mondo alla rovescia: gli uomini e le donne della Giustizia sono diventati i suoi nemici, non sono lì per aiutarla, ma per strapparle la sua identità. Niente più capelli lunghi, via perfino il suo cognome che è l’ultimo legame con i suoi affetti, quelle stesse persone che il tempo sta trasformando in ricordi sempre più sfumati.
Oggi, tredici anni dopo quel 24 novembre, Angela ha deciso di raccontare la sua terribile avventura: la sua infanzia rubata, la sua adolescenza tradita, la sua identità ritrovata. La storia di una bambina rapita dalla giustizia.