Esiste un filo conduttore che lega i destini di numerosi personaggi di grande rilevanza storica come Freud, Lenin, Hitler, Dalì, Strindberg D’Annunzio, tutti accomunati dal fatto di non essere più riusciti a separarsi dal celebre dipinto L’isola dei morti, una volta entrati in suo possesso. Marco Dolcetta indaga sulle singolari vicende che hanno portato i destini, e molto spesso la rovina, di numerosi grandi nomi del Novecento ad essere accomunati alla misteriosa opera pittorica di Arnold BÖcklin. L’autore effettua un’articolata ricostruzione storica e artistica, che si muove come un saggio di indagine psicanalitica e storicosociale, ripercorrendo i territori della grande storia del secolo scorso, con le sue tragedie e le sue inquietudini attraverso i fantasmi di un vero e proprio club di amanti del famoso quadro.
È pura leggenda, suggestione, oppure ci sono episodi davvero inquietanti nella storia della ricezione di quest’opera pittorica? Marco Dolcetta ci offre un punto di riflessione originale e avvincente. Il quadro “maledetto” è molto più di una scenografia della morte. In esso si cela un viatico, un passaggio per andare dall’altra parte dello specchio, nel paradosso visivo e metafisico di un’ombra “che riflette la sua ombra”.