“Che informazione è, questa che vive tra le paure immaginarie e il falso ottimismo?”
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. In Italia (e non solo) la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Orfani di grandi battaglie, i giornali perdono copie e non riescono ad attirare un pubblico di lettori più giovani. Per capire come si sia giunti a questo punto, Bocca parte da alcuni snodi fondamentali della sua più che sessantennale carriera: le grandi inchieste degli anni sessanta, la fondazione di “Repubblica”, la sua stessa esperienza televisiva. Racconta il lavoro con direttori e compagni di strada. Ricostruisce anni di travagliati rapporti con i protagonisti della politica (da Craxi fino a Bossi e Berlusconi). E non risparmia critiche a chi ha portato l’informazione in un vicolo cieco. Letta sullo sfondo della sua eccezionale storia personale, la crisi di oggi appare una crisi di professionalità, di credibilità e di stile. Ma soprattutto una crisi di etica e di forti motivazioni ideali, senza le quali il giornalismo non potrà riconquistare il ruolo centrale che ha svolto in passato.