Joseph è un bambino curioso, un ragazzo con le idee ben chiare e un uomo con brillanti prospettive.
Deciso a non cedere a un’esistenza già scritta e programmata, vive la sua vita con la convinzione di non accontentarsi mai, soprattutto della normalità. Per questo decide di lasciare il suo paese privo di prospettive, gli amici più cari e gli amori di una vita, e fuggire da un’esistenza che non vuole vivere.
In un groviglio di racconti privo di una sequenza temporale netta e lineare si intrecciano le vicende del giovane protagonista alle prese con se stesso e i naturali cambiamenti della vita.
Fino al giorno in cui, accorgendosi di aver perso qualcosa nel suo percorso di vita, proverà a lottare contro la clessidra del tempo per cercare di riacciuffarla.
Ginger Flam con “Preferisco le zebre” ci regala una commedia dell’anima che, con un occhio al cinema Usa del “way we were” e dei ricordi perduti (da L’ultimo spettacolo fino a Fandango), riesce a parlare di adolescenza, maturità ed età adulta con uno stile maturo e disincantato.
Riuscendo a destreggiarsi benissimo nell’intreccio fra passato e presente, fra lo ieri della nostalgia e l’oggi del rimpianto, l’autrice sa cogliere le sfumature dell’anima, le frasi non dette e i palpiti del cuore con uno stile mai retorico, sempre sul filo di un’ironia amara e spesso pungente.
La descrizione di una provincia americana sonnacchiosa ed indolente, di una carrellata di protagonisti sballottati dall’imprevedibilità del caso, di una vita che ci sfugge dalle mani con le sue occasioni rincorse e mai raggiunte, sono i punti di forza di un romanzo che dietro l’apparente leggerezza dell’assunto, fa vibrare corde di drammatica sincerità.
Edito da Bibliotheka Edizioni.