Gli imperatori bizantini lo elessero patrono del proprio esercito, lo invocarono prima delle battaglie e gli intitolarono chiese e città. Nel Medioevo san Teodoro conobbe una venerazione senza pari, come rivelano gli appellativi che gli vennero assegnati: trismakarios («tre volte beato»), megalomartire e invincibile. Al principio del VII secolo il titolo di sauroctonos («uccisore del drago») accrebbe ulteriormente la sua fama grazie alla circolazione di colorite leggende agiografiche. La venerazione di Teodoro si diffuse dall’Oriente cristiano all’Occidente e la principessa Anna Comnena lo definì pubblicamente «il più grande tra i martiri». Queste pagine, tra testi patristici, icone antiche, racconti leggendari, immagini prodigiose, luoghi sacri e misteriose traslazioni di ossa, narrano la storia del più grande – e, al tempo stesso, meno conosciuto – santo guerriero della cristianità e offrono il fedele resoconto di un culto che supera le divisioni tra cattolici e ortodossi.
«Nell’immaginario collettivo il cavaliere che trafigge un drago posto sotto i suoi piedi viene oggi (ed a partire dall’XI secolo) perlopiù identificato con san Giorgio. Eppure questa è un’identificazione che si diffuse e addirittura prevalse su quella originaria che invece rappresentava esclusivamente san Teodoro. Fu infatti nella Georgia del VII secolo che venne introdotta l’immagine di Teodoro “sauroctono”, mentre a san Giorgio, che spesso lo affiancava, spettava il compito di debellare e trafiggere il nemico umano. In questo libro Teodoro De Giorgio (nome e cognome che devono averne predestinato gli interessi di studio!) ci guida lungo i secoli in un viaggio affascinante di devozione e culto fra testi e immagini, dalle prime testimonianze patristiche del IV secolo fino alle ancor oggi vive tradizioni devozionali (per l’Italia, da Brindisi a Venezia). Ne viene fuori una figura che appartiene alla storia, sia reale che mitica, religiosa e sociale, di Bisanzio, dell’Oriente Cristiano, dell’Occidente. Non solo, De Giorgio ci fa sapere, fra tanto altro, che Teodoro è anche un caso unico di santo dalla cui originaria identità è sortito quello che oggi diremmo un “clone”: al culto del semplice soldato o coscritto, ricordato dal suo appellativo di “Tirone”, si è infatti più tardi affiancato quello del generale, ovvero “Stratelate”. Con altri famosi santi, come Giorgio e soprattutto Nicola, i due Teodori sono oggi ancora simbolo dell’ecumene cristiana e questo libro ce ne chiarisce bene le ragioni e ce ne illustra le testimonianze». VALENTINO PACE
Teodoro De Giorgio (1979), storico dell’arte, è dottore di ricerca in Studi sulla rappresentazione visiva all’Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze, dal 2013 entrato a far parte della Scuola Normale Superiore di Pisa. Nella sua attività di ricerca si occupa prevalentemente di iconografia e iconologia, di storia e teoria della rappresentazione visiva e di gestione del patrimonio culturale. Ha ideato e curato importanti esposizioni artistiche poste sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana ed è autore di numerosi articoli e pubblicazioni scientifiche. Dal 2012 è direttore pro-tempore del Centro Studi Teodoriani e socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia. Scrive sull’«Huffington Post» di questioni inerenti alla tutela e alla politica del patrimonio culturale.