Immaginando un ipotetico dialogo a Venezia nel 1502 fra alcuni degli uomini più illustri del panorama culturale cinquecentesco – vi figura anche l’autore stesso –, Bembo fa il suo ingresso nel dibattito sulla lingua italiana ponendo le basi per quelli che saranno i successivi canoni letterari degli scrittori italiani, almeno fino a inizio Ottocento: Petrarca per la poesia, Boccaccio per la prosa. Le Prose della volgar lingua sono a tutti gli effetti un caposaldo della nostra letteratura, ora pubblicato per la prima volta da Utet nell’edizione a cura di Carlo Dionisotti.