Nella nostra società si confrontano due modelli di conoscenza. Quello «aperto», che
ha le sue radici nell’affrancamento della scienza moderna dalla magia e dalla religione,
trova oggi espressione nel successo di Internet e nella proposta del software libero e
open source, ma anche in diverse altre esperienze: il rifiuto dell’Unione Europea di
brevettare il software (come invece accade negli Stati Uniti), la legge italiana sui
farmaci generici, la scelta di rendere pubblici i risultati della ricerca sul genoma
umano. Il modello «chiuso» si è invece affermato negli ultimi trent'anni con l’industria
del software, la privatizzazione della ricerca scientifica, l’estensione della proprietà
intellettuale e in generale una visione della conoscenza come prodotto industriale.
Sulla linea che unisce i due poli, sta a noi valutare — sottolinea l’autore di questo
libro — la posizione capace di salvaguardare libertà individuali e bene collettivo.
Rimaniamo infatti responsabili delle conseguenze che le nostre opzioni educative, morali
e politiche avranno sulle generazioni future.