La murena l’ho sempre considerata una preda facile. È spesso nascosta in antri stretti e bui, e se la scorgi fuori della tana si sente in pericolo, fugge e si rifugia subito nell’anfratto più vicino, ma altrettanto rapidamente si gira e ostenta il suo feroce muso scuro e maculato all’aggressore, spalancando le fauci, e mostrando minacciosamente i denti.
Con quegli occhietti da serpente e quelle due piccole appendici nasali, fluttuanti ai lati del muso, è piuttosto brutta a vedersi. Ma purtroppo per lei questo modo di fare che sembra una minaccia, la espone ad essere facilmente inseguita e catturata. Raramente viene uccisa al primo colpo.
Quando la fiocina la colpisce, ne trapassa il corpo di serpente più volte e quando la sfili dalla tana – quasi sempre viva – assume le sembianze del simbolo del dollaro!
Il problema non è catturarla, ma ucciderla. Non lo puoi fare in acqua perché i suoi denti affilati come quelli dei gatti intimoriscono e quando – in barca – la sfili dalla fiocina, devi stare molto attento alle mani. Quando in barca sviti il puntale dall’asta, la fai cadere sul fondo cominciano i guai, perché inizia a dimenarsi freneticamente come un grosso serpente. Non riesci ad afferrarla in sicurezza e rischi di essere addentato ai piedi. Avevo trovato un metodo pratico per risolvere il problema….
In “Pescare… si può” l’autore, nella sua lunga esperienza di pescatore dilettante, racconta alcune interessanti catture di murene, cernie, torpedini elettriche, “civette” e piovre, col fucile, la lenza e le reti, nei mari di casa nostra, vicino Roma. Anche con uno speciale e insolito attrezzo da pesca, che ha visto in azione una sola volta, ma che – secondo lui – potrebbe presentare interessanti prospettive…