Il bel libro di Massimo Brutti dedicato a Vittorio Scialoja ed Emilio Betti quali rappresentanti eminenti di due diverse visioni del diritto civile – l’una individualistica e liberale, l’altra corporativistica ed autoritaria – ha già suscitato interventi autorevoli e appassionate discussioni. Ripropone, in maniera stringente ed ineludibile, una questione scomoda, sulla quale la scienza giuridica italiana ha spesso preferito non interrogarsi, la questione del rapporto tra i giuristi italiani e il regime fascista.