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Per un futuro senza guerre: Dalle esperienze personali a una teoria sociologica per la pace Con una premessa di Franco Ferrarotti (Relazioni)

L’educazione alla pace ed alla nonviolenza [...] non si esaurisce in un generico appello. Si appoggia al contrario su esempi, prove e documenti storici inoppugnabili... Nella tradizione del pensiero sociale italiano l’opera di Alberto L’Abate non costituisce uno sforzo solitario. Essa può legittimamente richiamarsi agli scritti e agli insegnamenti del non dimenticato Aldo Capitini e dei suoi ‘Centri di Orientamento Sociale’; più recentemente, si ricollega ai contributi didattici e di ricerca di Aldo Visalberghi, soprattutto quando questi si augura “che la scuola non trasmetta più messaggi tipo quelli di Papini che inneggiava alla guerra in nome del ‘progresso sanguinoso’ ... [mentre] la scuola deve formare e contribuire a formare cittadini con mentalità planetaria, che rifiutano un benessere ... fondato sulla sofferenza e la morte dei loro simili di altre parti del globo”. Riflettendo sui fallimenti toccati da ultimo agli operatori della pace in Kossovo l’Autore, a proposito della pace nel Terzo Millennio, confida che siano apprestati in tempi rapidi “strumenti concreti” per inverarla sul piano storico in una situazione in cui essa è ormai la sola garanzia contro l’autosterminio dell’umanità.(dalla premessa al libro di Franco Ferrarotti, primo cattedratico italiano di Sociologia, professore emerito dell’Università La Sapienza di Roma, direttore della Rivista “La Critica Sociologica”).Volume vincitore del Premio Alessandro Tassoni 2009 per la saggistica.Motivazione per l’assegnazione del premio: “Per Alberto L’Abate l’educazione alla pace e alla nonviolenza è stata non solo oggetto di ricerca sociologica, di riflessione e di indagine storica ma, sulle orme di un maestro come Aldo Capitini, esperienza sul campo e vita vissuta. Partendo dalla grande lezione gandhiana della nonviolenza come “ricerca della verità”, Alberto L’Abate è impegnato da decenni per spezzare il circolo vizioso della guerra, mostrando con documentate analisi sociologiche come esso si scateni sull’onda di pregiudizi che finiscono per generare atteggiamenti e comportamenti ostili tra gruppi diversi per cultura e/o per etnia. Questi comportamenti negativi reciproci, oltre a rendere i rapporti tra i due gruppi sempre più compromessi, possono degenerare in un conflitto armato. Per disinnescare queste potenzialità distruttive è necessario ridurre i comportamenti ostili ed i pregiudizi nei confronti dell’altro, del “diverso”, attraverso forme di collaborazione reciproca, di relazione e di conoscenza. La nonviolenza attiva, l’intermediazione nonviolenta nelle zone di conflitto sono state la sua pratica politica: dalle azione dirette nonviolente per opporsi alla costruzione delle prime centrali nucleari (Capalbio) alla prima guerra del Golfo. Ma già ai primi anni ’60 si è trovato dapprima a fianco di Danilo Dolci in Sicilia e successivamente, ancora in Sicilia negli anni ’80, a fianco dei pacifisti nonviolenti e alle loro azioni tese ad ostacolare l’insediamento dei missili a Comiso (anni ’80). In seguito è stato anche “Ambasciatore di pace” in Kosovo. Nelle diverse situazioni Alberto L’Abate si è fatto interprete della capitiniana esperienza del sentire secondo la quale «la nonviolenza fa bene a chi la fa e a chi la riceve». In questo libro Per un futuro senza guerre, l’autore pone le premesse epistemologiche per quella che definisce una «sociologia della pace», passando poi ad analizzare l’efficacia della nonviolenza e dei suoi metodi in una società complessa come quella attuale, non solo nella prevenzione dei conflitti armati ma anche là dove si renda necessaria una «interposizione nonviolenta» con i «Corpi Civili di Pace». La riflessione teorica intorno alla «strategia nonviolenta» come strumento per la trasformazione sociale è sempre efficacemente supportata da un’esperienza concreta agita in aree di forti conflitti. La giuria del premio intende pertanto segnalare l’originalità del lavoro e invitare soprattutto i giovani a leggere queste pagine scientificamente
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