“L’informazione corretta, non falsificata, è premessa indispensabile per il voto consapevole dei cittadini, e chi ha le conoscenze necessarie deve metterle a disposizione di tutti”
[Stefano Rodotà]
Questo libro spiega in modo chiaro, semplice e sintetico perché questa “riforma” – insieme alla legge elettorale Italicum – mette a rischio il principio costituzionale della sovranità popolare e la democrazia stessa.
Con le opinioni di autorevoli giuristi e costituzionalisti tra cui Ferrajoli, Besostri, Carlassare, Pace, Angiolini e altri ancora, "Le ragioni del no" è una guida pratica, essenziale ed economica per chi vuole capire fino in fondo le conseguenze del Ddl Boschi-Renzi, in difesa della Costituzione e dei suoi principi fondanti. Uno strumento semplice, ma rigoroso, dedicato a singoli cittadini, comitati, associazioni, gruppi d’acquisto solidali.
"Le ragioni del NO" analizza il contesto in cui nasce la "riforma" e il combinato disposto con la legge elettorale Italicum. Affronta poi il Ddl Boschi-Renzi articolo per articolo per spiegarne i contenuti e le criticità. E infine riassunte in 52 punti i motivi per cui respingerla: dal metodo agli effetti.
In primis: in caso di vittoria dei Sì, grazie all’abnorme premio di maggioranza concesso dall’Italicum alla Camera, tutti i poteri saranno concentrati nelle mani di una sola forza politica e del suo leader (anche con un consenso molto limitato), cambiando – di fatto – la forma di governo e passando da una democrazia parlamentare a una “democrazia plebiscitaria” o “di investitura”.
Inoltre, il Senato non sarà affatto abolito ma sarà trasformato in un ramo del parlamento non eletto dai cittadini né rappresentativo dei territori, mantenendo notevoli funzioni legislative (tra cui nuove possibili riforme costituzionali) e partecipando all’elezione dei più importanti organi dello Stato, presidente della Repubblica, giudici della Corte Costituzionale e membri del CSM.
Si tratta infine di una riforma il cui testo -scritto male, a tratti incomprensibile e ambiguo- complicherà invece di snellire l’iter delle leggi, senza portare, nonostante i proclami, significativi risparmi sui costi della politica.