Nello stesso giorno in cui il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi arrivava a Lampedusa promettendo lo svuotamento dagli immigrati nell’arco di due giorni, la candidatura al premio Nobel per la pace, l’apertura di un casinò, il rifacimento degli arredi urbani e la trasformazione dell’isola in una nuova Portofino, un membro del suo partito ne proponeva l’evacuazione di tutti gli abitanti e la trasformazione in una Alcatraz del Mediterraneo.
Per alcuni lassiste, per altri liberticide, in Italia le misure di controllo dell'immigrazione sono oggetto di opposte mitologie ai fini di battaglia politica. Ma dalla Turco-Napolitano alla Bossi-Fini c'è stata una sostanziale continuità nella gestione dell'immigrazione, affidata soprattutto a sanatorie – una prassi generalizzata anche nel resto d'Europa. La novità maggiore degli ultimi anni – l'introduzione del reato di ingresso e permanenza illegale – ha prodotto effetti perversi: la capacità di allontanare gli stranieri irregolari si è ridotta anziché crescere, e per la prima volta esiste il rischio di un'immigrazione che non si può sanare, come in passato, né espellere. Risultati migliori si sarebbero ottenuti agendo sul lavoro nero, che invece non è mai stato veramente aggredito.