Il presente saggio propone l’analisi, sotto molteplici profili, della ‘detenzione amministrativa’: strumento ad ausilio delle politiche migratorie europee ed internazionali, tale istituto giuridico consiste nella reclusione, sulla base di provvedimenti emanati dall’autorità di pubblica sicurezza o dalla polizia di frontiera, di quei soggetti privi di un’autorizzazione a entrare o a rimanere sul territorio di uno Stato.
Nel libro viene dapprima proposto un excursus storico dal punto di vista internazionale ed europeo ripercorrendo le Convenzioni a tutela dei diritti umani, nonché le varie tappe del processo normativo in materia e della giurisprudenza internazionale, le quali tentano di regolare il fenomeno; il quadro viene infine completato con l’analisi della recente ‘delocalizzazione interna’ avvenuta nelle isole del Mediterraneo, definite come ‘custodi dei confini europei’. Un focus particolare, in tale contesto, verrà riservato alla situazione Lampedusana.
In conclusione, dall’analisi delle varie politiche e delle normative, ciò che emerge dai vari capitoli è dunque uno strumento che più che limitare l’ingresso degli stranieri sembrerebbe in realtà selezionarlo: l’idea di ‘fortezza’ quasi impermeabile, dell’ammissibilità soltanto di pochi soggetti legalizzati, sembrerebbe quindi insufficiente a spiegare la realtà esistente in Europa.
L’autrice propone così al lettore i diversi significati politici, economici e simbolici dietro la detenzione amministrativa, sostenendo come la stessa non rappresenti la fine del processo migratorio di un individuo, ma sia in realtà solo una tappa ulteriore potenzialmente in grado di deviarne il percorso.