“Come possiamo uscire da questo labirinto di ingiustizie?”
È accettabile, in un paese martoriato da una crisi infinita, che un deputato regionale cinquantenne incassi un vitalizio dopo solo qualche mese di legislatura? E prendendo più del doppio di un operaio inchiodato quarantadue anni in fabbrica? Come possono i cittadini esposti da anni al massacro dei loro diritti, dall’innalzamento inarrestabile dell’età pensionabile al taglio degli assegni previdenziali, rassegnarsi all’intoccabilità dei privilegi ingiustificati di altri cittadini, considerati di serie A? Quello delle rendite perenni e spropositate, dei vitalizi scandalosi o delle poltrone perpetue è il più odioso dei vizi nazionali. Pubblici e privati: perché chi entra nel circolo vizioso del potere burocratico finisce per rimanervi felicemente intrappolato per sempre. Ci sono dirigenti pubblici pressoché inamovibili anche ben oltre la pensione. E poi ancora consiglieri regionali, assessori provinciali, generali, ambasciatori, top manager di banche e imprese che possono contare su infinite prebende e inappellabili incarichi a vita, sindacalisti a cui la politica garantisce sistemazioni eterne con vitalizi da favola. La colpa spesso è delle regole. Regole sbagliate, assurde, scritte per un mondo che non c’è più o forse non c’è mai stato. Per rimettere in moto l’Italia si deve ripartire da qui. Mettere in discussione i privilegi eterni.