L'urbanistica è una disciplina sempre piú inadeguata alla
realtà delle città e del loro quotidiano farsi e disfarsi. I processi
umani, economici, etnici e ambientali che si manifestano
nei centri urbani sfuggono sistematicamente a piani
e progetti, a mappe e logiche immobiliari. L'urbanistica
continua a essere anacronisticamente legata all'architettura,
con le sue ossessioni formalistiche e spettacolari. Le città,
nel frattempo, crescono per spinte interne, non solo in
slums e favelas, ma attraverso la richiesta di spazio pubblico
che si manifesta nei grandi eventi di piazza, da Gezi
Park a Occupy Wall Street. Mai come oggi la democrazia
si gioca nello spazio pubblico, nelle strade, sui marciapiedi.
Urbanistica e pianificazione sono invece ancora prigioniere
di una visione obsoleta, che mitizza la passività
a scapito delle esigenze del reale. Serve una nuova scienza
delle città, capace di garantire, in primo luogo, una vita
dignitosa e decorosa per tutti. Un'urbanistica da rifondare,
per rispondere al diritto a una quotidianità ancora
del tutto ignorata.