Tom Boksic detto Toxic, un killer croato cresciuto nella guerra dei Balcani e emigrato a New York, ha un complesso di inferiorità nei confronti della mafia italiana ma sul lavoro non è secondo a nessuno. Fidanzato con Munita, una peruviana arrivata a New York giusto l’11/9, vive di omicidi e manda giudiziosamente i soldi a mamma e sorella rimaste in patria. Finchè incappa nella giornata sbagliata: ammazza un pezzo grosso del Fbi e dopo una rocambolesca fuga e il 67esimo omicidio si trova imbarcato su un volo per Rejakiavik con in mano il biglietto di un telepredicatore. Sbarcare nella «città più cool d’Europa», «dove Quentin Tarantino va quando è stanco di essere famoso», e trovarsi nello studio della tv evangelica della famiglia Goodmoonsdottir a reinventarsi uno zoppicante passato di perseguitato dal comunismo è il diabolico contrappasso escogitato da Hallgrimur Hellgason per questo romanzo slapstick che omaggia Tarantino e Kaurismaki, dileggia il provincialismo islandese, e si commuove fino alle lacrime alle canzoni dell’Eurofestival che fanno da colonna sonora.