Padre Liborio, esile parroco di una chiesetta di un degradato quartiere di periferia di un grosso centro della Sicilia occidentale dominato dalla violenza delle cosche mafiose, soffre la sua emarginazione unitamente a quella dei suoi parrocchiani – considerati un peso per la società civile – circondato da un buio impenetrabile, denso di profondi silenzi, indifferenza e umiliazioni.
Solo, senza nemmeno un sacrestano, inutilmente si impegna nel suo ministero di pastore di anime mentre tenta giornalmente di superare – senza successo – tutti gli ostacoli e le permalose diffidenze che incontra lungo il suo cammino e che lo relegano al ruolo di padre benedicente solo dei cadaveri delle vittime della lupara. Il suo quotidiano anelito di speranza si ridesta nel momento in cui amministra il Sacramento dell’Eucarestia a Tonino – figlio del "boss dei boss" latitante da sempre – un adolescente che spera di sottrarre ad un oscuro destino seguendo un tortuoso percorso mentale che lo porta fino al punto di convincersi – con grande ingenuità, ma tanta Fede – di poter tentare di riportare sulla retta via – come la pecorella smarrita di evangelica memoria – anche il di lui spietato genitore, simbolo vivente del male.
Per raggiungere l’obiettivo diviene inconsapevole protagonista di una solitaria avventura che gli consente di scoprire risvolti segreti e sconcertanti aspetti di realtà inimmaginabili per lui, fino a quando – senza rendersene conto – si ritrova esposto in prima persona alla rappresaglia della criminalità organizzata, divenendo – egli stesso – bersaglio e vittima di quella stessa violenza che tanto ingenuamente aveva sognato di sconfiggere.
Il racconto è liberamente ispirato alla figura di Padre Pino Puglisi, per il quale è in corso il Processo di Beatificazione, trucidato da un killer, a Palermo nel Quartiere di Brancaccio, il 13 settembre 1993.