Quello del portiere è il ruolo piú folle, piú romantico e letterario del calcio. Chi gioca tra i pali possiede qualcosa in piú, e non soltanto rispetto agli altri giocatori. È un predestinato, dotato di carisma e coraggio che vede il mondo arrabattarsi lí davanti ai suoi occhi. Di portieri si sono occupati Umberto Saba, Primo Levi, Alfonso Gatto, Osvaldo Soriano, Jorge Amado, Peter Handke; in porta hanno giocato Che Guevara, Vladimir Nabokov, Evgenij Evtusenko, Albert Camus e Sandro Veronesi. E ancora: Giuliano Terraneo (Torino, Milan, Lecce) scriveva poesie e José Chilavert, che parlava di calcio e politica nelle scuole e nelle fabbriche con Augusto Roa Bastos, chiese, un giorno, un libro di Umberto Eco con dedica... Non solo: la storia di René Higuita, portiere-goleador colombiano, che incontrò in carcere Pablo Escobar, re del cartello di Medellín e a Wembley si esibí nel «colpo dello scorpione»; e via via i miti da Banks a Zoff, da Buffon a Jasin. Ma anche Gilmar, campione del mondo con il Brasile nel '58 e nel '62, che si innamorò della cugina dell'autore, o Moacyr Barbosa, eroe mancato, protagonista dell'indimenticabile finale del 16 luglio 1950, che segnò una nazione e decretò la fine di un uomo.