«Viaggiare e scrivere, non so se scrivere per viaggiare o viaggiare per scrivere. Questa era la scorciatoia psicologica capace di placare i miei sensi di colpa durante le fughe da ragazzo. Spesso fughe nella fantasia, ma non per questo meno avventurose. Un giorno, mi dicevo, le racconterò. Così le giustificavo. Senza saperlo ne facevo una professione.» Queste le prime righe dell'inedito e giocoso racconto autobiografico con il quale si apre questo libro che raccoglie per la prima volta, grazie alla collaborazione tra Bernardo Valli e Franco Contorbia (massimo esperto italiano di scrittura giornalistica che firma, a suggello dell'antologia da lui curata, un importante saggio storico-critico), una vasta scelta di articoli e reportages redatti da Valli nell'arco di quasi sessant'anni e apparsi su «Il Giorno», il «Corriere della Sera», «La Stampa» e «la Repubblica». Preceduti da una serie di scritti "teorici" ai quali l'autore ha affidato una acutissima riflessione sui caratteri costitutivi e le radicali metamorfosi che hanno investito la professione del reporter, e particolarmente del corrispondente "di guerra", sono ben 193 i pezzi più interessanti e memorabili grazie ai quali la vasta platea dei lettori di Valli può finalmente ripercorrere più di mezzo secolo di storia italiana e internazionale nelle immagini luminose e sfaccettatissime dei suoi racconti e delle sue riflessioni intorno alle cose del mondo. Fino ad oggi Bernardo Valli, a differenza della quasi totalità dei più noti giornalisti italiani, si era pervicacemente astenuto dal raccogliere in volume i suoi articoli: una miriade di pezzi, molti dei quali profondamente inscritti nella memoria dei lettori italiani, redatti a specchio delle vicende e degli orrori del mondo contemporaneo, in obbedienza a un rapporto radente con gli episodi capitali della storia internazionale degli ultimi decenni, restituiti con una scrittura giornalistica di icastica nettezza e straordinario fascino, mai indulgente alle tentazioni dell'impressionismo e del colore locale, sostenuta da una profonda cultura storica e letteraria, e dalla lucida attitudine a collegare la «cosa vista» con fulminea immediatezza a un più generale quadro di riferimento storico e geopolitico. Con ironica umiltà Valli si è spesso avvalso, come cifra del suo lavoro, del sintagma «la verità del momento»: ma è indispensabile avvertire che le sue "cronache" sono immancabilmente inscritte in un orizzonte conoscitivo assai vasto, governato da una libertà dello sguardo che le rende tanto più credibili quanto meno contaminate da pregiudizi ideologici o logiche di schieramento. Risiede probabilmente qui il "segreto" di Valli: testimone diretto delle lotte dei popoli dell'Africa per l'emancipazione dal giogo coloniale (esemplari le corrispondenze dall'Algeria, dal Congo, dal Sudafrica, dalla Rhodesia), autore di memorabili reportages da Cuba, dal Medio Oriente, dal Vietnam e dalla Cambogia, narratore magistrale dei mutamenti epocali intervenuti nella politica cinese, Valli è stato non solo il più geniale tra i giornalisti italiani che hanno raccontato le guerre dell'estremo Novecento, ma, insieme, intelligente interprete delle vicende politiche e culturali dell'Europa degli ultimi quarant'anni, delle quali, dal suo osservatorio parigino, ha messo a fuoco le minute articolazioni. Appartengono al medesimo ambito le incursioni più occasionali, soprattutto a partire dal 1992, nel cuore di tenebra dell'Italia contemporanea, che gli hanno consentito di ricollegarsi idealmente alla fase più antica del suo lavoro di cronista del cosiddetto miracolo economico italiano.